ENERGIA DELLA MENTE

CURARSI RACCONTANDOSI

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Si arriva a un momento della vita, non importa l’età, in cui risulta necessario mettere insieme i pezzi dell’esistenza, per definire un puzzle, che ci permetta di rispondere alle fatidiche domande: Chi sono? Da dove vengo? E, soprattutto, dove voglio andare?

Domande che ci siamo posti molte volte, ma le cui risposte abbiamo spesso rimandato al futuro, ignorando che il futuro è già presente nell’istante in cui lo stiamo desiderando o ne abbiamo timore.

E che quel momento di riflessione e analisi va vissuto pienamente, come una profonda cura interiore, che può illuminare i nostri passi futuri, analizzando e riflettendo su quelli che abbiamo compiuto in passato.

Ed eccoci qua, con la penna in mano o meglio al computer, a riempire pagine della nostra autobiografia, che potremmo anche definire una narrazione retrospettiva di sé. Una modalità di auto-formazione e cura, in cui narratore e protagonista coincidono.

Raccontarsi in prima persona non è mai facile, perché il pensiero va a come gli altri potrebbero giudicarci.

Forse, prima di iniziare a scrivere, occorre spazzare via tutto ciò che ci ha portato a formare il nostro carattere sulla base delle aspettative altrui: genitori, insegnanti, amici e conoscenti in genere.

Sentire la libertà di usare parole che ci rappresentano veramente, parole che non hanno bisogno di giudizio esterno. Sentirci liberi di farlo, finalmente, senza muri nella mente e nell’anima. Quei muri che spesso abbiamo costruito per difenderci: se mi chiudo e non faccio trasparire nulla, gli altri non potranno giudicarmi e sarò salvo.

In ogni caso, quello che scriveremo non dovremo per forza divulgarlo, potrà restare, se vorremo, solo per noi, per questo parliamo di auto-cura. Invece, se decidiamo di farlo leggere ad una persona amata,  o a un amico, allora la cura potrà anche ampliarsi a quest’altra persona, che potrà decidere, forse, di fare lo stesso percorso. E così via, in una catena di interdipendenza che caratterizza i nostri rapporti umani.

La distruzione segue la creazione, lo sviluppo e il declino.

Un continuo ciclo

Che trova spazio nella coscienza

Aspetto la creazione

Anche se la mente disillude,

ma aspetto!

Per Aspera Ad Astra

Queste sono le prime righe che ho regalato a me stesso, quando ho iniziato a scrivere la mia autobiografia.

E, immaginando di parlare ad un interlocutore, mia moglie, mio figlio. un amico o un cliente al bar, ho cercato di spiegargli perché avevo deciso di scrivere, mettendo insieme i frammenti di una vita.

Me lo sono chiesto spesso anch’io e, inizialmente, mi era sembrata l’esigenza di chi di vita ne aveva poca da vivere.

E invece ho intrapreso l’avventura di raccontarmi la mia storia, in una forma che non voleva essere una vera e propria autobiografia, ma frammenti di memoria, che si accavallano nella mente e hanno bisogno di essere composti come in un, apparentemente complicato, puzzle. Ma poi cosa c’è di complicato nella vita? Nulla, tutti vogliamo essere felici, ecco il suo senso ultimo.

Cosa poi questo significhi, lo si capisce sedendosi ad una scrivania o su un masso vicino a un fiume a scrivere, scrivere e ancora scrivere. E di tempo ne abbiamo a sufficienza, visto che esiste solo nel momento in cui il pensiero diventa parola scritta.

In fondo noi ricordiamo per emozioni. Le emozioni che abbiamo provato il primo giorno di scuola, il primo amore o il primo figlio. Non ricordiamo gli avvenimenti, ma i sentimenti provati. Ecco, i frammenti di vita sono come schegge dorate cariche di emozioni.

Camminando nei meandri della mente, sorgono ricordi dell’infanzia, del rapporto con i nostri genitori e familiari. Magari fratelli e sorelle con i quali avevamo rapporti conflittuali, per emergere agli occhi di papà e mamma.

Momenti che hanno costruito il nostro carattere e che hanno condizionato la nostra vita, le scelte fatte o che abbiamo evitato di fare.

Nessuno sa cogliere

Il fiore nascosto nel mio cuore.

La solitudine compagna silenziosa

Che dice sempre di si.

Nessuno sa cogliere il diamante

Nascosto nel mio cuore.

Solo un muro potrà proteggerlo

Dall’infida corte che mi circonda.

Cominciamo a capire che cosa ci ha condizionato a mano, a mano che gli anni passavano.

L’adolescenza e la vita adulta ci appaiono come una continua battaglia, magari appassionata, per realizzarci, senza comprendere che, inconsciamente, siamo sempre condizionati da quei primi anni di vita, che hanno tracciato la nostra futura strada.

Col tempo tutto diventa sempre più chiaro. I nostri comportamenti, ansie, paure e vittorie hanno origine nel più profondo della nostra anima, negata da un ego pluralizzato, che vuole invece imporci una visione razionale del nostro vivere. Un ego che ci svia dalla nostra vera, illuminata, natura e ci impone scelte che spesso non corrispondono a quello che veramente vorremmo fare e che sarebbe più utile al nostro sviluppo umano.

Quello che dobbiamo cercare sono quei pezzi, quei frammenti di coscienza che ci permettano di completarci, non importa l’età.

Questo comporta una costante ricerca viaggiando dentro noi stessi e non dobbiamo preoccuparci da dove, questi frammenti, arriveranno. Quello che importa è che li dobbiamo cercare! Allora saremo sempre più colmi di quella gioia, che spesso ci è mancata nelle innumerevoli traiettorie della nostra attuale esistenza.

Passo dopo passo.

Ho cercato dentro di me

quella luce che spesso

era adombrata di dubbi.

Ma dietro quel velo c’è sempre una nota

Luminosa.

Un frammento di conoscenza.

Il velo di Maya piano piano si assottiglia e ci rendiamo conto che tutto ciò che abbiamo vissuto ha uno scopo preciso. Preso coscienza di questo, lasciamo libero quel demonietto, quello che J.Hillman chiama daimon, che, discretamente, dentro di noi, ci ha sempre spinto a essere quello che avremmo voluto diventare e che non abbiamo quasi mai ascoltato.

Un maestro interiore che, invece di ascoltare, abbiamo sovente zittito, come fosse il grillo parlante di Pinocchio. Ma tutti noi il grillo parlante avremmo fatto bene, se non altro, a prestargli attenzione, anche se magari poi avremmo fatto altre scelte, ma almeno senza rimpianti.

Già, il rimpianto… Mark Twain scrisse: “Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto, ma di quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.” 

Il tempo è proprio qui e ora.

Sentire la vibrazione che nasce dentro di noi

All’unisono con lo spazio-tempo infinito.

Una vibrazione di luce

Dove risiedono le parole che ci rappresentano.

Ascoltiamo in silenzio.

Quanto è difficile la via per le stelle

Commenti

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Filomena
3 mesi fa
Ciao Domenico è un percorso che dovremmo fare tutti ti ammiro molto un abbraccio da Filo e Miky
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